Now Boarding

Nella vita di ogni frequent flyer accade, prima o poi, questo evento:
Arrivi al controllo sicurezza e gli addetti, che hai visto migliaia di volte e che si sono sempre rivolti a te in maniera professionale ma del tutto impersonale, ti salutano ricordando il tuo cognome e ti chiedono come va.
Tale accadimento può apparire come un semplice scambio di cordialità e potrebbe passare inosservato agli occhi dei meno attenti ma, in realtà, la sua valenza é molto alta.
É il momento in cui si riacquisisce la propria identità e si passa dallo status di semplice passeggero a quello di persona.
Il raggiungimento di tale risultato é, vista la mole dei transiti, abbastanza complesso ma, in compenso è molto gratificante.
Mi spiego meglio:
L’aeroporto, per la sua natura di “non luogo”, freddo e impersonale, mal si presta alla comunicazione tra coloro che lo vivono quotidianamente – perché ci lavorano – e coloro che lo frequentano in quanto viaggiatori.
Il tutto è reso ancora più difficile dai turni del personale che, riducono consistentemente la probabilitá – anche per chi viaggia 3 volte a settimana – di incontrare le stesse persone.
Il viaggiatore, tuttavia, riconosce perfettamente tutto il personale ( che ha visto decine di volte), ne conosce il ruolo, a volte il nome ma non é, a sua volta, riconosciuto.
Tale situazione genera un gap tra l’essere e l’apparire, che si sintetizza con: “Ma io sto tutti i giorni qua, come é possibile che sembra sempre che questo mi vede per la prima volta?”.
Ebbene, il momento del riconoscimento colma questo gap, riconciliando essere e apparire all’insegna della prioritá dei rapporti umani che prescindono i ruoli e questo riconoscimento , per me, vale molto di piú di una “Freccia Alata per sempre”.
Il Misantropo