Alan Turing

Abbiamo, molto spesso, l’abitudine di attribuire le (presunte?) libertà della nostra civiltà occidentale a questo o quello statista oppure, a volte, a questa o quella rivoluzione ma spesso ci dimentichiamo che molto di quello che la società è oggi é dovuto a persone sconosciute ai più.

Al matematico Alan Turing, condannato per omosessualità in Inghilterra e morto suicida mangiando una mela avvelenata col cianuro (la leggenda dice che il logo Apple si ispiri a questa circostanza) perché non sopportava i terribili effetti della castrazione chimica cui si era dovuto sottoporre per evitare il carcere, dobbiamo molto di più di quello che sappiamo.

Fu l’inventore della macchina “Bombe” che permise di decriptare i messaggi in codice della macchina crittografica tedesca “Enigma” e, di fatto, consentí alle forze alleate di vincere la seconda guerra mondiale.

Fu anche il padre dell’intelligenza artificiale e dimostrò l’impossibilità delle macchine di attuare processi decisionali puri in assenza delle relative istruzioni.

A lui si deve lo sviluppo degli algoritmi computazionali come li conosciamo oggi.

Era un grande maratoneta e riusciva a correre la maratona in 2 ore e 46 minuti, solo 11 minuti in più del vincitore delle Olimpiadi del 1948.

Quanto, nel profilo di questo uomo straordinario, rileva il suo orientamento sessuale?

A mio avviso, nulla, se non per il fatto che fu la causa della sua morte e lo fu perché c’era una legge, abrogata poco dopo, che stabiliva che l’omosessualità fosse reato, Turing o non Turing.

Legiferare su tematiche legate all’orientamento sessuale delle persone, in un senso e nell’altro, non dovrebbe, a mio avviso, essere consentito perché va contro, creando categorie differenziate, il generale principio di uguaglianza e pari dignità di tutti gli esseri umani.

Le deprecabili leggi inglesi contro l’omosessualità traevano spunto dalla sentita esigenza del tempo di tutelare il modello eterosessuale così come le leggi che oggi si vogliono introdurre, mosse dal nobile fine di tutelare la libertà di autodeterminazione sessuale, finiscono col ripetere, inconsapevolmente a scapito dello stesso principio di autodeterminazione, il modello liberticida di un tempo.

La violenza e la discriminazione sono da condannare se avvengono nei confronti di qualunque essere umano, indipendentemente dalla sua razza, credo religioso o orientamento sessuale, senza che debba essere necessario incapsularlo in una categoria protetta da una leggina speciale perché, altrimenti, chi non rientra in quella stessa capsula, riceverà minore tutela dall’ordinamento giuridico e, quindi, sarà discriminato.

E’ impossibile, secondo me, in questo contesto, partendo dal presupposto che l’indistinta tutela giuridica per ogni essere umano non esista già e sia, semmai, da rafforzare in senso universale, dare libertà ad alcuni senza toglierle ad altri, così come, tornando a Turing, è impossibile per una macchina prendere decisioni che solo l’essere umano – che è tale, indipendentemente dall’orientamento sessuale – può prendere.

Il Misantropo