Mi capita, sempre più spesso, di essere di fronte a situazioni che mi fanno domandare: se ci si sente ancora figlio, inteso nella sua accezione più infantile, è possibile essere un buon genitore?
Premetto di non avere figli e che quindi la mia analisi è quella di un osservatore esterno: sará forse inaccurata per molti ma rappresenta il mio punto di vista.
Se ci sono problematiche irrisolte nella propria formazione sarà possibile evitare che rappresentino un ostacolo nell’educazione dei figli?
La risposta é no.
Il rapporto genitore-figlio, deve essere caratterizzato, secondo me, da una ferma distinzione tra i rispettivi ruoli e da una indiscutibile affermazione dell’autorità genitoriale nel processo di crescita della prole.
Il genitore amico, il genitore che consente la nascita di un dibattito alla pari su ogni questione , il genitore che non è in grado di imporre regole senza dover dare spiegazioni è un genitore che danneggia la formazione caratteriale del figlio.
A cosa è dovuto questo lassismo?
All’immaturità.
L’immaturità legata al sentirsi ancora troppo figlio – e quindi parte in causa nella definizione degli equilibri – che non consente l’affermazione della propria autorità di genitore.
L’immaturitá legata al soffrire ancora su di se la podestà dei propri genitori ( che spesso finiscono con l’essere il vero riferimento genitoriale dei nipoti ) mista all’erroneo propositi di non volere trasmettere il medesimo “sopruso” ai propri figli.
Questo cocktail di insicurezze priva, però, i figli delle uniche cose di cui, oltre all’ amore, hanno bisogno nella loro educazione: regole, regole e ancora regole senza troppe spiegazioni.
Regole da violare, regole da cambiare e regole da rispettare e basta.
Ciò che ruota attorno alle regole porta alla nascita di un sano contrasto tra genitori e figli, che, a sua volta, consente la formazione dell’individualità, evitando pericolose “clonazioni” e preparando ad affrontare la vita sociale.
Capire, poi, che esistono determinate circostanze in cui bisogna, a torto o a ragione, calare la testa e obbedire è il vero fulcro dello sviluppo sociale dell’individuo: ciò che garantisce spirito di adattamento nella vita e proattività nell’affrontare i problemi.
Basta con la versione familar-amatoriale delle puntate di Amici, Uomini e Donne e Grande Fratello, basta con le estenuanti spiegazioni sul perchè non è cosa buona scorreggiare a ripetizione in faccia allo zio, basta con apodittiche frasi del tipo ” Le mani addosso ai bambini MAI!” ( mentre i figli urinano ridendo sul divano di casa ).
Datemi del reazionario, del fascista o quel che volete, ma arriva un punto in cui un ceffone è l’unica soluzione.
Il vero genitore, quando sgarri pesantemente, non parla: mena!
Il Misantropo