Milano, 5 luglio, ore 14.30, 37 gradi e 80% di umidità.
Un uomo sulla quarantina attraversa sulle strisce, a metà dell’attraversamento scatta il verde ed un’orda di automobilisti inferociti, prima ipnotizzati ed ammansiti dal rosso del semaforo, comincia a vomitare sul malcapitato pedone una serie di insulti, conditi da vari “e alloraaa!!!”.
Milano, 5 luglio, ore 14.35, 37 gradi e 81% di umidità.
Un altro uomo, sempre sulla quarantina, attraversa la strada, deserta, al di fuori delle strisce. Sopraggiunge un uomo sulla sessantina, in scooter ad oltre 100 km/h, che lo vede passare, lo supera, si ferma ed urla: “Sulle strisce devi attraversare!!!!”.
Milano, 6 luglio, ore 7.00, 28 gradi e 90% di umidità.
Ancora un altro uomo sulla quarantina sta tornando dal suo jogging mattutino, attraversa sulle strisce e scattato il verde viene quasi investito da un autobus. Raggiunge la fermata, fa educatamente le sue rimostranze all’autista, che si scusa, mentre una voce fuori campo di un passegero urla:” la prossima volta tieniti sul marciapiede!!!!”.
Questi tre piccoli esempi sono la empirica dimostrazione del principio matematico e filosofico noto come “Paradosso milanese”.
Il cieco introiettamento della regola, che la fa assurgere a verità suprema ed incontrastabile fa si che la regola stessa si ponga in contrapposizione diretta proprio con ciò che per sua fisiologica natura dovrebbe tutelare: la vita.