Sono fatti miei.
Il Misantropo
Autore: Renato Ferola
Scatology
Un giorno due cacche si incontrarono nelle fogne: la cacca gourmet e la cacca plebea.
Io sono una cacca raffinata, disse la cacca gourmet, sono fatta di scarti di Lobster Velutee di Gordon Ramsay, di Tuorlo d’uovo marinato di Carlo Cracco, di Foie Gras di Alain Ducasse.
Io, invece, replicò la cacca plebea, sono fatta di scarti di zuppa di cozze della Figlia d’ ‘o Marenaro, di Kebab di Via Torino e di pasta e patate di Cibi Cotti al mercatino della Torretta…sempre merda sono ma a buon mercato.
Il Misantropo
Breaking News
Dalla lettura dei giornali degli ultimi giorni emerge chiaramente un dato: Uno dei problemi maggiori del nostro paese è la rottura tra Belen e Corona col plug-in del tradimento ai danni di Emma, vincitrice di Sanremo ed in gara nell’attuale edizione di Amici.
Si tratta di una di quelle problematiche del tipo “globalgossiptrash”, che in una sola botta investe ben tre dei quattro capisaldi della nostra nazione.
Si perchè Belen, Sanremo, Amici e il calcio sono la summa del becerismo dell’italiano medio.
Lancio allora la ipotetica contronotizia: Corona si è messo con Maria De Filippi ma, a sfregio, si tiene anche Emma e Gianni Morandi, che risulta sotto inchiesta per aver truccato le partite della nazionale cantanti.
Roba da scuotere l’Italia!
Ma non temete, continuate a rincoglionirvi davanti al vostro plasmone, finchè potrete pagare la bolletta della luce, e qualcuno, come per tutto il resto, con l’aiuto di Repubblica e Il Corriere, aggiusterà tutto per voi.
Il Misantropo
La sindrome di Megane Coach Reloaded
Qualche anno fa (l’articolo è nella sezione Amarcord del Blog) scrivevo del flagello della “Sindrome di Megane Coach” all’interno della nostra società.
Sono passati sei anni e non posso fare a meno di rilevare che questa patologia non solo è lungi dall’essere debellata ma è in forte crescita.
La sindrome di Megane Coach prende il nome dalla tipica patologia che affliggeva il primo ammalato conosciuto : Questi possedeva una Renault Megane Coach e la spacciava per una supercar del calibro di una Ferrari o di una Lamborghini.
Il comportamento tipico scaturente dalla sindrome è, quindi, quello del mitomane millantatore. Esiste però un’aggravante: Il mitomane è supportato a catena da altri mitomani all’interno del proprio contesto sociale con la finalità di proiettare all’esterno un’immagine vincente del gruppo.
Gli ammalati di Megane Coach sono rinvenibili in ogni contesto sociale con peculiarità sintomatologiche disparate.
Citerò come esempio alcuni casi tipici che mi sono più vicini:
L’ Avvocato
L’ammalato di Megane Coach dedito alla professione legale è sempre, a suo dire, impegnato nella risoluzione di controversie complicatissime, cita a memoria leggi articoli e commi e colorisce il tutto ammannendo una robusta aneddotica forense che lo vede protagonista e trionfatore.
E’ , a suo dire, sempre in viaggio o in riunione, ha 3 telefonini ai quali non risponde mai e quando risponde non perde l’occasione per intrattenerti con scottanti rivelazioni circa futuri sviluppi di un grossissimo incarico che lo vede coinvolto, offrendo, a volte, ancor più grosse opportunità di collaborazione.
Si dedica, talvolta, per spezzare lo stress da superlavoro, ad attività collaterali quali la gestione – in società con altri ammalati – di ristoranti o baretti: inutile dire che si tratta di iniziative, a dire suo e dei suoi soci, di grandissimo successo.
In realtà tale tipologia di ammalato è un bipolare maniaco-depressivo.
La fase maniacale si manifesta socialmente con la mitomania, ma è tra le quattro mura del suo studio o di casa che l’ammalato da libero sfogo alla fase depressiva: giornate intere su facebook, Solitario Microsoft fino all’epilessia e forward di email a contenuto piccante con amici (messi rigorosamente in copia visibile del messaggio) dagli indirizzi email altisonanti (qui rientra in gioco di nuovo la maniacalità).
La sua situazione familiare è pari a quella dell’Orsetto Rimborsetto di cui ad un mio precedente articolo ma con l’aggravante che tale ammalato è molto spesso cornuto.
Il politico
Il politico, quasi sempre legato ad un contesto locale, è, a suo dire, sempre impegnato in battaglie destinate a lasciare il segno nella storia della nazione.
E’ sempre, a suo dire, impegnato in riunioni di coordinamento ad alto livello alla presenza di alti esponenti della scena politica nazionale, ha un numero di cellulare riservato alla sua segreteria politica (ma risponde personalmente), imposta strategie per la distribuzione degli incarichi di responsabilità all’interno dell’istituzione di cui fa parte ponderando accuratamente tutti gli interessi in gioco e le posizioni delle varie correnti.
In campagna elettorale rappresenta sempre il nuovo che avanza e promette grandi innovazioni nei settori più disparati, con grande vantaggio per qualsivoglia interlocutore.
L’elemento gruppo gioca una componente fondamentale: Egli si circonda, infatti, di uno stuolo di soggetti con funzioni di supporto che favoriscono il propagarsi del millantato credito diventando, a loro volta, millantatori.
L’ammalato è, poi, sempre vittima di complotti di fazioni o correnti avverse che, invidiando il suo status, la sua competenza e il suo serbatoio di voti, non perdono occasione per tentare di fargli le scarpe.
Dal quadro delineato è evidente che, l’ammalato di Megane Coach Politico è uno schizofrenico.
Sono presenti, infatti, le componenti principali di quel disturbo: Il Delirio paranoide (che si concreta con l’impersonare un grande uomo politico e con la convinzione di essere vittima di inganni o complotti), le Allucinazioni (aver sentito che qualcuno diceva qualcosa) e i Disturbi del pensiero (impossibilità di dire qualcosa che abbia un senso reale).
Non vi è cura per questo ammalato se non gli psicofarmaci.
L’ imprenditore
L’ammalato appartenente a questa categoria si riconosce subito: il suo biglietto da visita reca il titolo in inglese.
Egli è, infatti, sempre CEO o President di qualcosa di non meglio identificato.
Le sue aziende operano in ambito nazionale e internazionale, siede in importanti associazioni di categoria e parla per sigle: ROI, LBO,CDS ecc.
Il suo fatturato non va mai sotto i 20 mln. ed è sempre pronto ad ideare nuove opportunità di business.
Inutile dire che la liquidità delle sue aziende è spesso inesistente così come il capitale sociale e gli utili e che le enormi opportunità di business all’estero sono solo la scusa per farsi un viaggio in prima classe a spese dell’ azienda.
Anche questo ammalato è in realtà uno schizofrenico spesso afflitto da complesso edipico misto alla cd. sindrome di Peter Pan.
Il mio consiglio è di non averci assolutamente a che fare in campo lavorativo: a fronte delle promesse di lauti guadagni ci rimetterete sicuramente una bella cosa di soldi
Per rispettare le pari opportunità mi sembra, poi, giusto concedere spazio anche alle ammalate di sesso femminile.
Esse si dividono, sostanzialmente, in due categorie: Le donne in carriera e le artistoidi.
Le donne in carriera
Queste ammalate, a loro dire, sono le più intelligenti dell’universo, le più preparate, le più bone e devono pagare, sempre a loro dire, lo scotto di queste qualità che si riflette sull’impossibilità di essere correttamente apprezzate sul lavoro.
Sono sempre, a loro dire, impegnatissime – il più delle volte lavorano nel settore del Marketing-, hanno un rapporto morboso col loro Blackberry (fa più business dell’ Iphone e lo passa gratis l’azienda), mentre fanno sesso, nel cuore della notte, hanno sempre una mail importantissima a cui rispondere e sono ossessionate dalla cellulite, dalle rughe e dalle smagliature.
Il loro lavoro le costringe a viaggiare e non perdono occasione con le amiche per sfoggiare l’ultimo grido, in materia di prodotti di bellezza, accessori o letteratura spicciola, reperito durante l’ultimo viaggio all’estero.
La realtà è ben più triste: Pigiamone e pantofole a casa sorseggiando un buon the davanti all’ultima puntata di Sex and the city, culo cellulitico, fiatella al mattino e tanta depressione che sfocia in continui cambi di taglio di capelli e nell’acquisto di abiti e scarpe del tutto inutili.
Queste ammalate sono bipolari: Ossessivo compulsive (Mail, efficienza, scarpe) e Maniaco Depressive (Pigiamone, Delirio di morte per la cellulite).
Signori uomini: Fuggite!
Le artistoidi
Questa tipologia di ammalate ama ritenersi un elemento fondamentale della vita culturale del paese.
L’artistoide è sempre informata sui vernissage in programma e vi partecipa con grande dedizione, ritiene di essere particolarmente competente in materia di arte contemporanea, filosofia e psicologia, ascolta musica che conosce solo lei e ci tiene a farlo notare, ha letto sempre l’ultimo libro di uno scrittore sconosciuto kazako che è stato ammazzato qualche mese prima, non ci tiene al look perchè lei non è una sciacquetta.
Ritiene poi di essere un’artista: si cimenta in fotografia ( la categoria più frequente ), pittura e scultura ed espone le sue opere nei luoghi più disparati ( Bar, negozi, gallerie dell’ultim’ora).
In realtà questa tipologia di ammalate è affetta da oligofrenia, cioè insufficienza mentale, mista a delirio paranoide.
L’artistoide è, infatti, una povera demente ( non in senso medico, perchè oligofrenica, ma in quello di insulto ) di scarsa o nulla cultura reale, dissociata dal suo contesto di provenienza sociale e ossessionata dal proiettare un immagine di se culturalmente elevata perchè in realtá un cesso (col quale a volte, a causa di un rapporto controverso con l’acqua e il sapone, condivide il caratteristico odore).
L’artistoide molto raramente conosce il reale significato della parola “depilazione intima”: solo d’estate si limita a dare una spuntatina per evitare la fuoriuscita del ciuffo dal costume.
Tale ammalata va evitata come la peste ( ai cui ammalati, tra l’altro, assomiglia ).
Da tale excursus appare evidente come la sindrome di Megane Coach sia un contenitore di svariate patologie accomunate dal denominatore della errata percezione del se e dalla ossessione nel proiettare all’esterno questo errore.
Il mio consiglio quando incontrate un ammalato di Sindrome di Megane Coach è uno: Non rivolgetegli la parola, ignoratelo del tutto e fuggite, gli impedirete di nuocervi.
Il Misantropo
Genitori o figli ?
Mi capita, sempre più spesso, di essere di fronte a situazioni che mi fanno domandare: se ci si sente ancora figlio, inteso nella sua accezione più infantile, è possibile essere un buon genitore?
Premetto di non avere figli e che quindi la mia analisi è quella di un osservatore esterno: sará forse inaccurata per molti ma rappresenta il mio punto di vista.
Se ci sono problematiche irrisolte nella propria formazione sarà possibile evitare che rappresentino un ostacolo nell’educazione dei figli?
La risposta é no.
Il rapporto genitore-figlio, deve essere caratterizzato, secondo me, da una ferma distinzione tra i rispettivi ruoli e da una indiscutibile affermazione dell’autorità genitoriale nel processo di crescita della prole.
Il genitore amico, il genitore che consente la nascita di un dibattito alla pari su ogni questione , il genitore che non è in grado di imporre regole senza dover dare spiegazioni è un genitore che danneggia la formazione caratteriale del figlio.
A cosa è dovuto questo lassismo?
All’immaturità.
L’immaturità legata al sentirsi ancora troppo figlio – e quindi parte in causa nella definizione degli equilibri – che non consente l’affermazione della propria autorità di genitore.
L’immaturitá legata al soffrire ancora su di se la podestà dei propri genitori ( che spesso finiscono con l’essere il vero riferimento genitoriale dei nipoti ) mista all’erroneo propositi di non volere trasmettere il medesimo “sopruso” ai propri figli.
Questo cocktail di insicurezze priva, però, i figli delle uniche cose di cui, oltre all’ amore, hanno bisogno nella loro educazione: regole, regole e ancora regole senza troppe spiegazioni.
Regole da violare, regole da cambiare e regole da rispettare e basta.
Ciò che ruota attorno alle regole porta alla nascita di un sano contrasto tra genitori e figli, che, a sua volta, consente la formazione dell’individualità, evitando pericolose “clonazioni” e preparando ad affrontare la vita sociale.
Capire, poi, che esistono determinate circostanze in cui bisogna, a torto o a ragione, calare la testa e obbedire è il vero fulcro dello sviluppo sociale dell’individuo: ciò che garantisce spirito di adattamento nella vita e proattività nell’affrontare i problemi.
Basta con la versione familar-amatoriale delle puntate di Amici, Uomini e Donne e Grande Fratello, basta con le estenuanti spiegazioni sul perchè non è cosa buona scorreggiare a ripetizione in faccia allo zio, basta con apodittiche frasi del tipo ” Le mani addosso ai bambini MAI!” ( mentre i figli urinano ridendo sul divano di casa ).
Datemi del reazionario, del fascista o quel che volete, ma arriva un punto in cui un ceffone è l’unica soluzione.
Il vero genitore, quando sgarri pesantemente, non parla: mena!
Il Misantropo
Per non perdere la priorità acquisita
Appartengo alla sfortunata generazione di professionisti trentenni che vivono in sospeso in attesa che qualcosa possa cambiare.
Siamo, infatti, vittime, sin dall’inizio delle nostre vite lavorative, di continui assalti da parte di gerontocrati, amministratori pubblici incapaci, illuminati giuslavoristi innamorati del termine flessibilità e imprenditori senza scrupoli.
Risultato di questi continui attacchi è quello di aver prodotto una generazione di depressi, con poche prospettive ed eternamente attaccati al cordone ombelicale genitoriale per poter sopravvivere.
Cosa ci fa accettare tutto cio? Cosa ci consente di restare lì, inermi, a vedere quattro vecchi spelacchiati ( nella migliore delle ipotesi ) o quattro analfabeti (in quella più concreta ) che decidono del nostro futuro e della nostra vita di relazione e che soprattutto ci privano della nostra felicità?
La paura di perdere la priorità acquisita!
L’invito a non riagganciare durante le estenuanti attese che sopportiamo ogni qual volta abbiamo la sfortuna di doverci interfacciare con un call center fa leva sulla più grande paura della nostra generazione.
La paura di perdere quel poco che ci si è conquistato ( e che ti hanno fatto credere essere più importante di quanto in realtà sia ) e la paura di essere scavalcati da chi, arrivato dopo il nostro abbandono, potrebbe beneficiare degli ipotetici risultati a noi riservati.
In realtà, se noi riagganciamo, anche al successivo chiamante sarà fatto il medesimo invito di attendere e se questi, più mordace di noi, avrà la pazienza di aspettare, nel 90% si troverà davanti ad un operatore che non è in grado di risolvere il suo problema, quindi: Che ha aspettato a fare?
Riportando il quesito al tema concreto, chi ce lo fa fare di aspettare che le cose cambino e che ci si aprano nuove prospettive?
Niente cambierà e difficilmente le prospettive si trasformeranno in qualcosa di concreto perchè finchè avremo paura di perdere la priorità acquisita saremo utilizzabili a piacimento da chi la priorità la detiene già e se la tiene ben stretta.
Il mio modesto suggerimento, ovviamente rivolto ai fortunati che possono permetterselo e non a quelli che, non per loro colpa ma per le più svariate motivazioni sono costretti a subire, è quello di sbattersene della salvaguardia della priorità acquisita.
Come? Molto semplice: Lavorando duramente per chi ci apprezza e ci gratifica equamente e imparando a dire no a quei tanti che provano a sfruttarci limitando la nostra possibilità di dedicarci ad attività più costruttive.
Francamente, piuttosto che lavorare per chi non mi paga o mi paga male ma mi propone grandi prospettive di crescita vado a farmi una passeggiata all’aria aperta: la vita è ora non domani.
Non ce la farò ad arrivare alla fine del mese? Pazienza! Ridurrò le mie necessità: vivrò senza auto, senza moto, senza televisore al plasma, senza iphone e ipad, non farò vacanze, non andrò a cena al ristorante, indosserò (lavandolo ovviamente) lo stesso paio di jeans per un anno ma, probabilmente, avrò il sorriso sulle labbra e sarò libero.
So che non c’è bisogno che a dirlo sia io ma mi piace ribadire, anche a me stesso, che le cose migliori della vita non costano e non sono contingentate, quindi, rispetto a loro, la priorità acquisita è come la forchetta per mangiare il brodo.
Il Misantropo
Perchè Sanremo è Sanremo
Come molti italiani sto guardando il Festival di Sanremo alla televisione ma sono attanagliato da un grosso dubbio: sto realmente guardando la tv o sto sognando?
A parte le “due” parole dette da Celentano ( oltre agli sfanculamenti gratuiti non ci ho capito un granchè se non che aveva la bocca secca ), a parte il siparietto stile commedia all’italiana anni ’70 di Morandi/Banfi che palpeggia Belen/Edwige e la Canalis/Gloria, a parte l’annullamento della gara per problemi con la giuria, a parte, insomma, l’impianto pezzottato del Festival, una cosa in particolare mi fa credere di sognare: ho assistito all’ esibizione di sua maestá Richard Benson in duo con uno smagliante Gigi D’Alessio.
La cosa più incredibile, però è che, per una volta, Benson ha dato a tutti una lezione di educazione: ha lasciato agli altri astanti l’onore del turpiloquio e della volgaritá.
Il Misantropo
La fiaba dell’ Orsetto Rimborsetto
Nel paese fiaccato dalla crisi, un animale in particolare lotta per la sopravvivenza e per il mantenimento dei benefits: l’ Orsetto Rimborsetto.
Per quelli di voi che non conoscono questo animale fornirò una rapida descrizione.
L’Orsetto Rimborsetto è un animale di diffusione internazionale; lo si può incontrare, per lo più, negli aeroporti, da solo o in gruppo. Come riconoscerlo con rapido colpo d’occhio? Semplice: l’Orsetto Rimborsetto è dotato di trolley ( Preferibilmente Delsey o Roncato ) cui è agganciata borsa porta notebook ( di solito Acer o Asus ), indossa sempre abiti dai colori scuri, scarpe con para e cravatta Tie Rack o similare.
Se non dovesse bastare e aveste ancora difficoltà ad individuarlo, siate attenti e vi accorgerete che il sospetto Orsetto Rimborsetto di li a pochi minuti estrarrà il suo Blackberry Curve per controllare la posta aziendale ( PPT di culi e tette misti a inutili report di telefonate e riunioni ); controllata la posta, allarmato da uno dei report di cui prima, provvederà subito a chiamare un altro Orsetto Rimborsetto parlando di se al plurale e promettendo l’invio di un ennesimo report della telefonata in corso.
Ciò fatto passerà all’occupazione primaria: Procurarsi ricevute per ottenere accesso alla sua primaria ragione di vita: l’agognato Rimborso Spese.
Provvederà quindi ad acquistare un menu Autogrill con dolcetto omaggio e a consumarlo dopo aver riposto la ricevuta nello scrigno dei desideri.
Si imbarcherà, poi, sull’aereo, si siederà al suo posto riservato online il giorno prima e, appena possibile, estrarrà il suo computer per scrivere mail che verranno spedite all’arrivo e compilare fogli Excel,
Al momento dello snack ordinerà un succo o un caffè unitamente a biscottini o snack salato, in modo da consumare tutto ciò che è previsto dalla tariffa.
Giunto a destinazione, se spesato, provvederà a prendere un taxi dal quale si farà rilasciare l’agognata ricevuta, se non spesato, si sottoporrà ad estenuanti attese di autobus o trenini pur di non rimetterci neanche un euro di tasca propria.
E’ bene chiarire, ora che conoscete le basi per riconoscerlo, che l’Orsetto Rimborsetto è un animale frustrato.
Il nostro simpatico amico, infatti, si preclude qualsiasi genere di attività che non può generare un rimborso spese a carico di Mamma Azienda, anche a scapito del proprio relax, e ciò si riflette negativamente sul suo umore e sul suo modo di relazionarsi.
L’Orsetto Rimborsetto è infatti irascibile nei confronti di chi si interpone tra lui e l’ottenimento di opportune indennità e congrui rimborsi: un ritardo aereo per il quale la compagnia non attesti ufficialmente il verificarsi è, per esempio, uno degli accadimenti più temuti dall’Orsetto Rimborsetto, che dovrà poi rendere conto, onde ottenere una indennità aggiuntiva per l’eventuale pranzo da consumarsi in aeroporto, agli scagnozzi più temuti di Mamma Azienda: gli Amministrativi Ammazzaspese.
In questo caso il Rimborsetto darà vita ad una serie infinita di reclami e vilipenderà l’intero personale di terra della compagnia adducendo la seguente motivazione: Ho un meeting importantissimo che perderò!! Esigo una compensazione!
La frustrazione dell’Orsetto Rimborsetto è, di solito, acuita dal fatto di avere a casa una moglie che è un cesso e rompe pure i coglioni, oltre a figli, tutti la mamma, di cui serba gelosamente foto sul desktop del Blackberry e che non ha remore di mostrare alla prima occasione ai suoi simili o a qualche povero malcapitato.
Avete ora un quadro abbastanza dettagliato di questo simpatico animaletto: imparate ad osservarlo anche voi e saprete come non bisogna vivere: Offrire un caffè o un pranzo ad un amico di tasca vostra e non con la carta aziendale, ogni tanto, non vi ridurrà sul lastrico!
Il Misantropo
Quando la realtà supera la parodia
Ho visionato oggi il triste videomessaggio del sindaco di Napoli ad Al Pacino.
Tralasciando ogni commento sull’acting del primo cittadino, mi vorrei concentrare sul pregnante contenuto delle sue parole : A suo dire, tra i meriti di Al Pacino rientra l’aver trasmesso, in Scarface, un modello architettonico da cui hanno preso spunto i camorristi per edificare le proprie ville, poi confiscate.
Un po’ come dire : Sei un attore amato dai camorristi, un modello, e per questo ti vogliamo a Napoli.
Un po’ come dire : Non ho un valido motivo per invitarti se non quello di farmi un po’ di pubblicità per candidarmi alle prossime elezioni politiche e sparo questa perla che mi hanno scritto.
Io non conosco i misteri dei collegamenti tra le sinapsi cerebrali, ma qui c’è forse un cortocircuito.
Lo stesso cortocircuito che fa mettere in bella mostra Pulcinella sulla scrivania, simbolo di una Napoli di lazzaroni che vivono di espedienti che, probabilmente, il sindaco si sente di rappresentare.
Ringraziamo, quindi per l’ennesima figura di merda che ci ha fatto fare spendendo il nostro nome.
Il Misantropo
La cecità dei difensori di Napoli
Colgo spunto dalle polemiche nate sulla rete relativamente al tweet di Roberto Bolle sull’indecenza delle condizioni in cui versa il porticato del teatro San Carlo:
BRAVO ROBERTO E GRAZIE!
Si vuol far passare il concetto che un non napoletano non possa semplicemente constatare la realtà oggettiva? Solo i napoletani possono criticare Napoli?
Bene, io sono napoletano e affermo, condividendo in toto quanto affermato da Bolle:
Napoli è ridotta, oggettivamente, una merda: è abitata da una altissima percentuale di incivili (nel senso di non cives), è governata da un narciso demagogo e non ha alcuna prospettiva di rinascita a breve-medio termine.
Chi si indigna per le critiche è cieco, ignorante e rappresenta il maggior ostacolo al progresso della nostra città.
Indignatevi, protestate, fate casino!
Non lasciate che i soliti quattro vecchi rattrappiti della cosiddetta “elite intellettuale” continuino a dire le loro cazzate tese alla salvaguardia delle loro rendite di posizione e non fatevi rincoglionire il cervello da chi pensa a installare fontanelle di acqua potabile a pagamento o a organizzare regatuccie (che sono cosa ben diverse dalla Coppa America) invece di affrontare, seriamente, problemi reali.
Pensate, agite e liberate Napoli
Il Misantropo